Malati di cuore, rischi moltiplicati
Esperto Francesco Furlanello • Cardioaritmologo clinico e sportivo
L’epidemia da Covid-19 iniziata e rapidamente diffusasi nel dicembre 2019 a Wuhan in Cina ha sconvolto in modo drammatico il mondo sanitario mondiale e ha immediatamente documentato una situazione di diffusione endemica.
Una situazione di probabile diffusione endemica per capacità di propagazione, per severità clinica e in particolare per un elevato rischio di mortalità intrainfettiva collegata con polmonite interstiziale virale. In particolare, in soggetti con preesistente comorbilità quale patologia cardiovascolare, diabete,
ipertensione arteriosa e tarda età. Oltre alla severa patologia da insufficienza respiratoria compatibile con broncopolmonite interstiziale con ipossia ipercapnica con sfavorevole difetto degli scambi gassosi è emersa un’alta percentuale di soggetti che sviluppano aritmie e insufficienza di circolo nonché miocardite con un quadro clinico generale tutt’altro che chiarito e di difficile trattamento.
Le comorbilità anche cardiache superano il 60%, gli eventi tachiaritmici sono frequenti ed i soggetti clinicamente con deficit di funzione ventricolare sono quelli che più facilmente vanno incontro percentualmente alla necessità del trattamento ventilatorio impegnato. La presenza di una preesistente patologia cardiologica pone il rischio virale ad un livello molto elevato per il singolo soggetto affetto nell’ambito di una patologia infettiva che presenta peraltro in molti soggetti scarsi disturbi e sono quasi asintomatici con un decorso che a volte non viene rilevato o non appare rilevabile.
Uno dei buoni vantaggi clinici per il Covid-19 è la possibilità di riconoscere i soggetti affetti attraverso l’esecuzione di una non impegnativa indagine diagnostica con tampone naso-faringeo che sta rappresentando nella gestione attuale dei pazienti la guida del monitoraggio di tanti casi affetti.
Per quanto riguarda la nostra situazione cardiologica trentina nei riguardi della cura delle complicanze cardiovascolari nei pazienti affetti da Coronavirus ci troviamo attualmente in una situazione rassicurante in quanto la nostra Provincia Autonoma è dotata di importanti e complete Divisioni operative guidate da primari di grande esperienza, di cultura specifica scientifica e di capacità organizzative collaudate.
Sono presenti anche molti laboratori specialistici in grado di approfondire ogni evento diagnostico cardiologico qualora necessario. Soprattutto è di grande utilità funzionale la presenza attiva di un percorso diagnostico stilato dalla Direzione sanitaria e tecnica dei centri ospedalieri per ogni singolo paziente che perviene al ricovero a seconda della gravità della forma e della possibilità delle complicanze, anche cardiologiche. In questo momento di estrema diffusione del Coronavirus appare infatti fondamentale, per assicurare efficienza e distribuire responsabilità delle cure, la presenza assicurata di criteri diagnostici al momento dell’accesso all’ospedale che stabilisca per il singolo paziente una collocazione razionale in base alla gravità della forma e alle necessità terapeutiche con conseguente attribuzione al reparto più idoneo per risolvere il singolo caso.
Tutto ciò attualmente risulta ben funzionante. La popolazione ne è conscia e le autorità politiche, amministrative ed esecutive provinciali assicurano attualmente una copertura ed una decisionalità di supporto fondamentale.
La rete assistenziale cardiologica trentina, pubblica e privata, è in grado di verificare nei singoli pazienti teoricamente a rischio maggiore in caso di infezione virale la stabilizzazione della situazione cardiaca preinfettiva suggerendo eventuali potenziamenti terapeutici e soprattutto responsabilizzando il singolo paziente per evitare il contagio virale, tenendo conto delle decisioni nazionali e provinciali già emesse ed in continuo aggiornamento.
Nell’attesa di un agente antivirale specifico, tuttora non disponibile ma tenendo conto della ricerca scientifica mondiale impegnata al riguardo, viene raccomandata una particolare attenzione all’impiego farmacologico e strumentale di aiuto per risolvere le singole problematiche cardiovascolari tenendo conto delle possibili indicazioni alla ventilazione meccanica guidata dallo specialista.
Tale trattamento di emergenza è frequentemente protratto per parecchio tempo per far fronte alle conseguenze della grave pneumopatia interstiziale con ipoventilazione alveolare e deficit di frequente ipossia ipercapnica.
Da più parti vengono fatti sforzi investigativi per utilizzare farmaci già disponibili in terapia cardiologica ancorché ne manchi la controprova di efficacia che ne renda tranquilla l’utilizzazione. Risultano così proposte delle terapie già disponibili (ad esempio farmaci inibitori della angiotensina II) per le quali è però sconsigliato l’impiego fino a che non siano state validate per la particolare situazione patologica nel paziente con compromissione cardiovascolare e infezione virale Covid-19.
Raccomandiamo perciò al singolo paziente a rischio di infezione virale Covid-19 per età e complicanza cardiovascolare ed aritmica in particolare, di verificare la propria situazione e di attenersi nel modo più scrupoloso possibile alle regole non terapeutiche precauzionali per evitare il contagio saggiamente proposte da tutte le nostre autorità e strutture governative specifiche.
Francesco Furlanello
Cardioaritmologo clinico e sportivo,
senior Consultant di Aritmologia clinica e
sportiva presso l’Istituto clinico Humanitas